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Serve un mix di «pragmatismo e ambizioni forti» per cogliere una opportunità unica offerta al comparto farmaceutico Ue dalla crisi del Covid-19: quella di ripensare e rafforzare il ruolo dell’Europa come attore globale per la produzione di medicinali. Per realizzare questo obiettivo servono nuovi modelli di gara e di prezzo, bisogna imbracciare l’arma della digitalizzazione e della telematica ed estendere la tutela della «Bolar clause» anche i fornitori terzi di API. Ma soprattutto e necessario continuare a credere nel potere della collaborazione.

A dettare la ricetta per garantire la resilienza della produzione e la fornitura dei medicinali che servono ai pazienti in tutta Europa è stato Christoph Stoller, presidente di Medicines For Europe, intervenuto oggi all’evento “For a healthy Europe”, promosso dall’associazione dei genericisti tedeschi ProGenerika con la presidenza Ue.

«Ora o mai più», ha detto Stoller sottolineando l’importanza del momento storico che fa da scenario all’elaborazione della nuova strategia farmaceutica europea. «Il punto di partenza deve essere la valutazione della realtà produttiva comunitaria - ha sottolineato -. La nostra industria conta oltre 400 siti di produzione e 126 siti di ricerca e sviluppo in Europa dove operano 190mila addetti. L’Europa ha spiegato concentra ancora circa il 35% della produzione mondiale di API (25% India, 33% Cina, 12% USA) e le aziende europee di generici e biosimilari forniscono quasi il 70% dei medicinali dispensati in Europa. Tuttavia vari aspetti della catena di fornitura si sono globalizzati a causa delle sfide di sostenibilità affrontate dal nostro settore: per questo è necessario – come auspicato dall’UE - rafforzare la produzione di medicinali con soluzioni che determineranno una differenza tangibile e sistemica a lungo termine».

Quattro le azioni suggerite da Stoller:

  • riformare le politiche di gara e progettare nuovi modelli di prezzo che incoraggino gli investimenti nella sicurezza dell’approvvigionamento e nella resilienza della produzione, coprendo l’intera catena del valore dai principi attivi API ai prodotti finiti, perché la preferenza insostenibile dei sistemi sanitari per l'opzione generica a basso costo senza riguardo per gli investimenti delle aziende per garantire l'approvvigionamento o perseguire le priorità di trasformazione chiave dell'Europa come l'agenda verde, sta giocando contro il consolidamento e la crescita del comparto europeo;
  • utilizzare la potenza della digitalizzazione e della telematica per creare un ambiente normativo sufficientemente flessibile da garantire trasferimenti rapidi di informazioni tra l’industria e le autorità di regolamentazione, facilitando anche il trasferimento rapido dei medicinali tra gli Stati membri per affrontare le carenze;
  • migliorare l’habitat del mercato unico implementando misure come l’estensione della “Bolar cause” anche ai fornitori terzi di API;
  • realizzare una piattaforma europea all’interno della quale in cui i responsabili politici, i contribuenti, i regolatori, l'industria e altri attori della catena di approvvigionamento farmaceutica possano incontrarsi regolarmente per sviluppare e attuare riforme politiche sostenibili.

«Se un aspetto positivo è venuto dalla crisi del COVID-19, è stato il potere della collaborazione – ha concluso Stoller -. Di fronte a una crisi urgente, l’industria e i governi hanno saputo collaborare per gestire il rischio e ridurre l’impatto. Questa capacità non deve essere utilizzata soltanto davanti alle crisi ma deve essere messa al servizio della capacità produttiva in Europa».

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Foto: Simone van der Koelen su nsplash