1. Cos’è un farmaco biologico?

Un farmaco biologico è un farmaco che contiene uno o più principi attivi prodotti o derivati da una fonte biologica. Alcuni di essi possono già essere presenti nel corpo umano. Ad esempio proteine quali insulina, ormone della crescita ed eritropoietina.

 

2. Come sono prodotti i farmaci biologici?

I farmaci "classici" sono normalmente prodotti tramite un processo chiamato di sintesi chimica, mentre la maggior parte dei farmaci biologici è prodotta da organismi viventi, cellule geneticamente modificate. All’interno di queste cellule è stato inserito un gene che consente loro di produrre una specifica proteina. La produzione dei farmaci biologici include processi quali fermentazione e purificazione. Ogni produttore ha le proprie linee cellulari uniche, e sviluppa i propri processi produttivi.

 

3. In cosa i farmaci biologici differiscono dai farmaci "classici"?

Come tutti i farmaci, quelli biologici interagiscono con il corpo per produrre un effetto terapeutico, e i meccanismi attraverso i quali lo fanno possono variare da prodotto a prodotto e a seconda del problema da trattare.

I principi attivi dei farmaci biologici sono più grandi e complessi di quelli dei farmaci non biologici. Solo gli organismi viventi sono in grado di riprodurre tale complessità. La loro complessità e il modo in cui vengono prodotti può comportare un certo grado di variabilità nelle molecole dello stesso principio attivo, anche in lotti diversi dello stesso farmaco. Tale variabilità è naturale per i farmaci biologici.

 

4. Cosa sono i farmaci biosimilari?

Un farmaco biosimilare è un farmaco biologico sviluppato per essere comparabile a un farmaco biologico esistente (il "farmaco di riferimento"). Il principio attivo di un biosimilare e del suo farmaco di riferimento sono essenzialmente la stessa sostanza biologica, ma potrebbero esserci differenze di minore entità a causa della loro natura complessa e degli altrettanto complessi metodi di produzione. Come il farmaco di riferimento, il biosimilare ha un grado di variabilità naturale. Se il biosimilare viene approvato dall’EMA, significa che questa variabilità ed eventuali differenze tra il biosimilare e il suo farmaco di riferimento si sono dimostrate ininfluenti sulla sicurezza e l'efficacia.

I biosimilari vengono normalmente autorizzati diversi anni dopo l'approvazione del farmaco di riferimento. Questo perché il farmaco di riferimento beneficia di un periodo di esclusività commerciale, durante il quale i biosimilari non possono essere commercializzati.

 

5. Cosa significa "similare"?

Due linee cellulari sviluppate indipendentemente non possono mai essere considerate identiche. Per questo motivo i farmaci ottenuti da tecniche di biotecnologia non possono essere copiati interamente. Per tale motivo, l'EMA ha coniato il termine "biosimilare".

Un farmaco biosimilare è sviluppato per essere comparabile al suo farmaco di riferimento in termini di qualità, sicurezza ed efficacia. Il principio attivo di un biosimilare e del suo farmaco di riferimento sono essenzialmente la stessa sostanza biologica, ma potrebbero esserci differenze di entità minore a causa della loro natura complessa e degli altrettanto complessi metodi di produzione. Un farmaco biosimilare e il suo farmaco di riferimento sono tenuti ad avere lo stesso profilo di sicurezza ed efficacia, e sono generalmente usati per il trattamento delle stesse patologie.

 

6. I farmaci biosimilari sono farmaci generici?

I farmaci biosimilari non sono farmaci generici. Un farmaco generico è un farmaco sviluppato per essere uguale al farmaco di sintesi chimica di riferimento, e avere cioè la stessa struttura, facilmente riproducibile perché più semplice. (Si veda anche la domanda 5)

 

7. Cos'è un prodotto di riferimento (potrebbe anche essere chiamato farmaco di marca)?

Il prodotto di riferimento è un farmaco al quale è stata concessa un'autorizzazione all'immissione in commercio dalla Commissione europea.

L'autorizzazione all'immissione in commercio è concessa sulla base dei dati di qualità, clinici e preclinici, presentati, ottenuti tramite studi condotti in laboratorio e sperimentazioni cliniche. La richiesta di autorizzazione all'immissione in commercio deve contenere studi che dimostrino il raggiungimento da parte del biosimilare degli stessi obiettivi raggiunti in termini di efficacia e sicurezza dal farmaco di riferimento.

 

8. Il processo di approvazione è diverso da quello dei farmaci generici? Chi autorizza l'uso dei farmaci biosimilari?

Il percorso normativo e regolatorio per l'approvazione dei farmaci biosimilari è differente da quello dei farmaci generici. Dal 1995 tutti i farmaci biotecnologici devono essere valutati a livello centrale dall'EMA. In caso di parere scientifico positivo emanato dal Comitato per i Prodotti Medicinali ad uso umano (CHMP), la Commissione europea prende una decisione formale sull’autorizzazione all’immissione in commercio. Dal 2003 esiste uno specifico percorso normativo e regolatorio per lo sviluppo e l'autorizzazione dei farmaci biosimilari. I principi generali dello sviluppo e della revisione dei farmaci da parte delle autorità europee si applicano anche ai farmaci biosimilari come avviene per i farmaci biologici di riferimento. Una volta approvata l’immissione in commercio di un farmaco biosimilare a livello europeo, questa autorizzazione vale per tutti i Paesi, compresa l’Italia. In Italia l’AIFA negozia poi il prezzo con il produttore.

 

9. Vi sono differenze in termini di sicurezza tra il biosimilare e il prodotto di riferimento?

No, un farmaco biosimilare approvato e il suo farmaco di riferimento devono avere lo stesso profilo di sicurezza ed efficacia.

La legislazione comunitaria definisce quali studi devono essere eseguiti per il farmaco biosimilare al fine di dimostrarne la comparabilità in termini di qualità, sicurezza ed efficacia (effetto terapeutico) con il farmaco di riferimento, e di dimostrare l'assenza di significative differenze cliniche rispetto al farmaco di riferimento.

 

10. I farmaci biosimilari possono causare maggiori reazioni avverse rispetto ai farmaci di riferimento?

No, una volta approvati, un farmaco biosimilare e il suo farmaco di riferimento hanno lo stesso profilo di sicurezza ed efficacia, incluso lo stesso livello atteso di reazioni avverse. Non vi è né un’evidenza, né un razionale scientifico che suggerisca che i farmaci biosimilari possano causare maggiori reazioni immunitarie rispetto ai corrispondenti farmaci di riferimento.

 

11. Ci sono differenze di qualità ed efficacia tra i farmaci biosimilari e i loro farmaci di riferimento?

No, un farmaco biosimilare e il suo farmaco di riferimento hanno lo stesso profilo di sicurezza ed efficacia. I farmaci biosimilari sono prodotti seguendo gli stessi standard degli altri farmaci biologici. Prima che la Commissione europea prenda la decisione di autorizzare un farmaco biosimilare all'immissione in commercio sul mercato europeo, l'EMA, attraverso il suo Comitato scientifico (CHMP), valuta se il nuovo biosimilare abbia un profilo di efficacia (effetto terapeutico), qualità e sicurezza paragonabile a quello del suo farmaco di riferimento.

Gli studi da svolgere per un nuovo farmaco biosimilare includono il confronto del biosimilare e del suo farmaco di riferimento su diversi aspetti, quali la struttura e l'attività delle molecole. Vengono eseguiti studi mirati per dimostrare che i prodotti sono confrontabili. Esistono linee guida scientifiche per determinare la portata dei dati clinici richiesti e la decisione è presa sulla base del singolo caso.

 

12. Ci sono prove del fatto che il farmaco biosimilare è efficace almeno quanto il farmaco di marca nel trattamento delle stesse condizioni del farmaco di marca? O ciò viene semplicemente presupposto sulla base della sua elevata similarità?

I farmaci biologici sono spesso autorizzati per il trattamento di più di una condizione (hanno cioè più indicazioni) attraverso lo stesso meccanismo d’azione. Per questo è possibile giustificare scientificamente l'utilizzo del biosimilare in altre indicazioni. La decisione di estendere i dati di efficacia e sicurezza da una indicazione per la quale il biosimilare è stato clinicamente testato ad altre indicazioni per le quali il prodotto registrato è approvato viene detta "estrapolazione". La decisione di richiedere o meno nuovi studi clinici comparativi è presa sulla base del singolo caso dal Comitato scientifico (CHMP) istituito presso EMA. Il Comitato prende sempre le proprie decisioni sulla base di una completa revisione dell'evidenza scientifica. La base scientifica di questa estrapolazione delle indicazioni è la seguente: il prodotto ha la stessa modalità di azione del suo prodotto di riferimento; è dimostrato che il farmaco biosimilare e il farmaco di riferimento sono confrontabili a livello biologico e di qualità; vi è evidenza conclusiva di sicurezza ed efficacia similari in almeno una indicazione del farmaco di riferimento. Un farmaco biosimilare autorizzato deve essere utilizzato allo stesso dosaggio per trattare le stesse condizioni del farmaco di riferimento.

 

13. Come è monitorata la sicurezza del farmaco biosimilare dopo l'autorizzazione?

Come per tutti i farmaci, il monitoraggio della risposta dei pazienti e la segnalazione di qualsiasi reazione avversa sospetta (effetti negativi indesiderati) sono importanti per garantire la sicurezza e l'efficacia del trattamento terapeutico.

I farmaci biosimilari, come tutti i farmaci biologici, devono essere continuamente monitorati dopo l'autorizzazione per rilevare eventi avversi. Il monitoraggio delle reazioni avverse fa parte della "farmacovigilanza" (il sistema previsto per il monitoraggio della sicurezza e del rapporto beneficio-rischio dei farmaci autorizzati). Tutti i produttori devono predisporre un sistema di monitoraggio degli effetti indesiderati dei propri farmaci.

 

14. Perché sono stati introdotti i biosimilari?

I farmaci biologici sono valide opzioni nel trattamento di gravi malattie quali tumore, malattie infettive come l'epatite, disturbi autoimmuni, malattie neurodegenerative e malattie rare. Ma il trattamento con un farmaco biologico può essere costoso rispetto al farmaco chimico "classico".

I farmaci biosimilari vengono introdotti quando i diritti di esclusiva (per es. brevetti, protezione dei dati ecc.) del farmaco di riferimento sono scaduti. Essi possono offrire un'alternativa meno costosa ai farmaci biologici esistenti, e favorire la concorrenza. Di conseguenza la disponibilità di farmaci biosimilari può estendere l'accesso ai farmaci biologici a un maggior numero di pazienti e contribuire alla sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari. La loro disponibilità offre quindi un potenziale beneficio economico ai sistemi sanitari affrontando contemporaneamente la questione di ampliare le alternative di trattamento grazie ai progressi scientifici.

 

15. Se i farmaci biosimilari costano meno dei farmaci originatori, significa che sono inferiori?

No, le aziende che producono i farmaci biosimilari devono aderire agli stessi elevati standard delle aziende che producono gli originatori per poter ricevere l'autorizzazione all'immissione in commercio. I farmaci biosimilari possono essere venduti solo se il titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio ha dimostrato che la loro qualità, efficacia e sicurezza sono comparabili a quelle dei farmaci originatori.

 

16. Quali sono le azioni scientifiche intraprese per dimostrare la similarità in termini di sicurezza ed efficacia di un biosimilare rispetto al farmaco di riferimento prima della concessione dell'autorizzazione all'immissione in commercio?

L'obiettivo del programma di sviluppo di un biosimilare è stabilire la "biosimilarità". Ciò viene fatto attraverso un "esercizio di comparabilità" per fasi, nell’ambito di un programma di sviluppo specifico per ogni farmaco, che tiene conto della sicurezza e dell'efficacia stabilite per il farmaco di riferimento. Questo esercizio si svolge in diverse fasi: prima fase - comparabilità della qualità (comparabilità fisicochimica e biologica); seconda fase - comparabilità non clinica (studi non clinici comparativi) e terza fase - comparabilità clinica (studi clinici comparativi). Ogni domanda di autorizzazione all’immissione in commercio di un farmaco biosimilare è valutata caso per caso.

L'esercizio di comparabilità è conseguentemente basato su un solido confronto diretto tra il biosimilare e il farmaco di riferimento in termini di qualità, sicurezza ed efficacia. La comparabilità tra il farmaco di riferimento e il farmaco biosimilare è il principio fondamentale dello sviluppo di quest’ultimo.

 

17. È possibile stimare i potenziali risparmi che si potranno produrre attraverso l’impiego dei biosimilari nel nostro Paese?

Per una riduzione stimata di almeno il 20% del prezzo è stato calcolato che nei prossimi 10 anni in Europa ci potrebbe essere un risparmio superiore a 1,6 miliardi di euro (fonte: Weise M et al. Biosimilars: what clinicians should know. Blood 2012; 120: 5111).

In relazione all’Italia, in letteratura si possono rinvenire differenti scenari che hanno analizzato questo tema. Una stima, anche se certamente molto cauta, nasce dai dati del primo rapporto CESBIO e da un rapporto sul medesimo tema di FEDERSANITA’. Nel rapporto CESBIO il mercato dei biotecnologici è complessivamente stimato in 3 miliardi di euro nel 2012. La stima di risparmi fatta da FEDERSANITA prende le mosse da due assunzioni: il raggiungimento di una quota in termini di spesa del 18% per i biosimilari, ed una riduzione media del prezzo rispetto al precedente livello del farmaco biologico originatore pari al 30% in meno.

Da queste fonti emerge quindi un risparmio stimato nel 2012 pari a € 200 milioni di euro e nel 2018 pari a € 500 milioni. É tuttavia Importante sottolineare che le stime di risparmio sono certamente cautelative, ed il valore di 500 milioni di euro di potenziali risparmi nel 2018 è il minimo prevedibile, senza che si tenga conto dei molteplici scenari in termini di tempi e modalità di accesso al mercato dei biosimilari nei prossimi anni.