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L’epidemia di Covid-19 ha aggravato le criticità sulla carenza di medicinali già presenti in Europa, i problemi dei trasporti e di chiusura delle frontiere hanno fatto il resto, limitando ulteriormente le opzioni terapeutiche disponibili in alcune Regioni. A lanciare l’ennesimo allarme condito di raccomandazioni è la dichiarazione congiunta diffusa dall’Associazione europea per i medici ospedalieri senior (AEMH), l’Associazione europea dei farmacisti ospedalieri (EAHP), la European Society of Clinical Pharmacy (ESCP) e la European Society of Oncology Pharmacy (ESOP).

«I pazienti che necessitano di intubazione - ricordano in una nota - devono anche seguire una terapia concomitante per la quale è essenziale l’uso di anestetici, antibiotici e miorilassanti. Inoltre, sono indispensabili altri medicinali di supporto necessari nelle unità di terapia intensiva, come rianimazione, medicine respiratorie e cardiache, analgesici, medicinali per tromboprofilassi, nonché nutrizione medica e parenterali di grande volume. La domanda di questi medicinali è notevolmente aumentata nelle ultime settimane, in particolare nei Paesi fortemente colpiti dalla pandemia».
«In combinazione con le barriere di trasporto ed esportazione tra i paesi, la riduzione della produzione in Europa e problemi di fornitura di medicinali e ingredienti farmaceutici attivi (API) provenienti da paesi extraeuropei, le opzioni terapeutiche stanno diventando sempre più limitate in alcune regioni. Incoraggiamo di conseguenza i Paesi europei ad adottare misure simili a quelle prese in Francia e nei Paesi Bassi, dove i livelli delle scorte di medicinali necessari per il trattamento dei pazienti COVID-19 vengono monitorati e assegnati in base alle necessità dall’associazione nazionale delle farmacie ospedaliere / con l’aiuto di un’applicazione dedicata. Solo la conoscenza della situazione può aiutare a salvaguardare un’adeguata distribuzione delle scorte tra gli ospedali in base al numero di pazienti che stanno servendo».

«Accogliamo con favore gli sforzi intrapresi dai nostri colleghi in tutta Europa alla ricerca di un trattamento per il coronavirus - prosegue la nota congiunta delle quattro associazioni. - I medici e i farmacisti, in generale, devono seguire i principi della medicina basata sull’evidenza. Pertanto, chiediamo ai nostri colleghi di monitorare attentamente e valutare i dati clinici e di ricerca emergenti per fare uso di pratiche informate sulle prove quando si valutano i rischi e i benefici per ogni singolo caso, in particolare quando si usano farmaci per un’indicazione non approvata. Inoltre, sollecitiamo quei colleghi che hanno la capacità di partecipare alle attività di ricerca per facilitare la generazione e la condivisione delle prove tanto necessarie per l’ottimizzazione del trattamento per i pazienti COVID-19. Per quanto riguarda il ricorso a opzioni terapeutiche già autorizzate per indicazioni diverse dal trattamento dei pazienti COVID-19, vorremmo anche sollevare ulteriori preoccupazioni. Chiediamo ai nostri colleghi, nonché ai governi nazionali e alle autorità competenti, di garantire che le scorte e gli ordini anticipatori per determinati medicinali usati attualmente off-label nei pazienti COVID-19 non influenzino il trattamento dei pazienti che già assumono questi farmaci».

«Data la necessità di una collaborazione a livello europeo – concludono AEMH, EAHP, ESCP e ESOP - apprezziamo i passi che vengono adottati dalle autorità dell'UE, in particolare quelli che aumentano il coinvolgimento dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) per supportare la disponibilità di medicinali utilizzati nella pandemia di COVID-19 . Oltre a consentire all'EMA di diventare un coordinatore centrale, vorremmo anche incoraggiare i governi nazionali e le autorità competenti ad adottare le misure necessarie che vanno oltre il semplice scambio che garantirà la disponibilità di medicinali essenziali in tutta l’Unione».

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Foto: Pexels  Cottonbro 3952232