Nel 2016 i farmaci fuori brevetto (originator, copie e generici) hanno assorbito il 72,54% a volumi  e il 55,62%  a valori  del mercato farmaceutico complessivo: i generici equivalenti hanno rappresentato soltanto il 20,69% a volumi e l’11,37% a valori di questa quota per un fatturato complessivo di oltre 2,6miliardi.

In  particolare, la spesa farmaceutica convenzionata - attestata complessivamente nel 2016 a quota 8,3 miliardi – risulta quasi esattamente spartita a metà tra farmaci sotto brevetto e farmaci off patent: la spesa netta SSN per i branded a brevetto scaduto si è attestata a quota 2,6 miliardi contro 1,6 miliardi di spesa determinata dal consumo di generici equivalenti.

Il consumo di farmaci equivalenti risulta altamente diversificato in rapporto alle diverse aree geografiche: i valori più elevati si registrano nelle Regioni del Nord, dove si concentra il 34,4% del mercato a volumi e il 23,5% della spesa netta SSN in classe A nel canale retail; segue il Centro con il 27,6% a volumi e il 18,8% a valori e, infine, il Sud con il 20,2% a volumi e il 13,6% a valori.

L’andamento territoriale dei consumi di farmaci equivalenti meritano una riflessione: come evidenziato dal seguente grafico, la maggiore incidenza di generici-equivalenti sul totale delle unità dispensate dal SSN e dunque sul totale della spesa si registra nella P.A. di Trento (41,2% a volumi e 28,6% a valori), in Lombardia (36,8% e 24%, rispettivamente) e in Emilia Romagna (34,1% e 25,3%). All’estremo opposto, i consumi più bassi in assoluto si registrano in Calabria (18,1% a volumi e 11,9% a valori), Basilicata (18,2% e 12,3%) e Campania (19,7%e 13,6%).

Sempre nel 2016 i cittadini italiani hanno speso di tasca propria circa 1 miliardo di euro per coprire la differenza tra la quota rimborsata dal SSN (prezzo di riferimento) e il prezzo del corrispondente originator a brevetto scaduto.

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