I servizi a valore aggiunto sono una strategia sempre più diffusa tra le aziende farmaceutiche: oltre il 90% offre più di 6 servizi di questo tipo in cui le tecnologie giocano un ruolo sempre più importante (smart, connected devices, patient data management, metrics reporting e tracking ecc.). alle tecnologie

Le principali sfide per lo sviluppo e la diffusone dei servizi a valore aggiunto sono rappresentate dalla comunicazione dell’offerta di servizi a valore aggiunto ai pazienti e dalla misurazione degli outcome associati ai servizi a valore aggiunto, oltreché dal coordinamento delle diverse funzioni coinvolte coinvolti nell’erogazione. Il tutto ovviamente con l’obiettivo di assicurarsi la remunerazione di queste attività da parte del mercato e, in particolare, da parte del payer pubblico.

In campo farmaceutico i servizi a valore aggiunto possono essere definiti come "L’insieme complesso di servizi qualificati e distintivi, integrati nell’offerta della specialità medicinale in sé, destinati a generare valore per pazienti, medici e tutti gli stackeholders coinvolti. Gli obiettivi ultimi sono il miglioramento degli outcome di salute e la riduzione dei costi del SSN".

Va detto che la maggioranza di servizi offerti dalle aziende sono risultati finalizzati ad un miglioramento degli aspetti organizzativi e non a specifiche aree terapeutiche e/o patologie, evidenziando dunque una scarsa attenzione ai potenziali servizi del futuro (es. real world evidence).

Sempre più spesso si sente comunque parlare di Digital Therapeutics (DTx), ovvero le Terapie Digitali: sono interventi terapeutici disegnati per correggere i comportamenti disfunzionali dei pazienti, sviluppati con sperimentazione clinica randomizzata e controllata, autorizzati da enti regolatori, prescritti dal medico, rimborsabili. La differenza rispetto ai farmaci è rappresentata dal “principio attivo”, che nel farmaco è una molecola (chimica o biologica), nei Digital Therapeutics è un software, un algoritmo. Siamo ancora ad uno stato embrionale ma le prospettive di sviluppo sono enormi e pongono problemi di valutazione ancora da risolvere.

Le domande chiave sono: Come si misura il valore? Siamo maturi per misurarlo in tutte le dimensioni?  L’argomento è ben lontano dall’essere risolto.

Sia per le Digital Therapeutics - che sembrano aver avviato un percorso autonomo per il riconoscimento del proprio valore – che per i farmaci a valore aggiunto gli obiettivi cornice nel cui ambito è comunque indispensabile muoversi sono il miglioramento degli outcome di salute e il contenimento dei costi.

Le aziende impegnate nel tentativo di per migliorare l’outcome avendo un paziente attivo e interattivo devono tener presente che qualsiasi farmaco a valore aggiunto deve sottostare alle regole scienza medica: l’utilità del prodotto va dimostrata senza avere la frenesia di dimostrare che è meglio di ciò di cui già si dispone purché porti beneficio al paziente e riduzione dei costi per i payors.

Quali sono gli strumenti appropriati per misurare il valore delle Value Added Medicines e trasferirlo alle isituzioni?

L’ Health Technology Assessment (HTA) rappresenta senz’altro la risposta più appropriata e robusta a questa questione: a parità di tutti gli altri fattori se il benessere per il paziente è superiore siamo davanti ad un vantaggio, ovvero ad un "valore aggiunto" che va rappresentato alle autorità di regolamentazione, per ora piuttosto tiepide sull’argomento.

Quale strategia utilizzare per far sì che il tema diventi prioritario anche per Aifa?

La risposta in sé è semplice: poiché nessun farmaco che non viene assunto è efficace è necessario disegnare sistemi “misurabili” per dare dimostrazione di reale utilità. In quest’ottica gli studi prospettici, post autorizzativi, da cui far emergere dati consistenti sono l’unico strumento per riuscire a dare questo tipo di visibilità, perché servono dati per riuscire ad aprire un dialogo con le istituzioni.

Il suggerimento operativo alle aziende: creare un think tank che ragioni su obiettivi plausibili e realizzabili e una volta individuati questi ultimi costruire strategie da concentrare su punti di forza, che agiscano come cunei su piccole superfici. Mantenendo sempre la barra sull’attenzione alla persona. E dunque trovando obiettivi mobilitanti che creino alleanza tra aziende e pazienti.