Nel primo trimestre 2018 le 10 molecole biosimilari in commercio sul mercato italiano - Epoetine, Filgrastim, Somatropina, Follitropina alfa, Infliximab, Insulina Glargine, Etanercept, Rituximab, Enoxaparina e Insulina Lispro - hanno assorbito l’11% dei consumi nazionali contro l’89% detenuto dai corrispondenti originator.
A documentare la performance dei biosimilari è però l’analisi dei trend dei consumi al netto delle new entry, ovvero le nuove molecole biosimilari lanciate sul mercato solo da marzo 2017 (Rituximab, Enoxaparina e Insulina Lispro): nell’arco di un anno i consumi di biosimilari sono cresciuti del 21,8%, mentre quello dei corrispondenti biologici originator sono diminuiti del 7,1%.
Il dato emerge dal Report sul mercato italiano dei farmaci biosimilari nel primo trimestre 2018 realizzato dall’Ufficio studi dell’Italian Biosimilars Group-IBG su dati IQVIA, che accende in particolare i riflettori sulle performance delle 3 molecole leader del mercato nazionale, già in precedenza protagoniste del “sorpasso” nelle vendite di biosimilare rispetto al biologico originatore. A realizzare il maggior grado di penetrazione sul mercato è stato il Filgrastim, i cui 5 biosimilari in commercio assorbono il 94,40% del mercato a volumi (88,80% a valori, a prezzo medio). Seguono le Epoetine, che hanno assorbono il 73,72% del relativo mercato a volumi (60,30 a valori). Entrambe le molecole citate sono in commercio in versione biosimilare dal 2009. Ancor più notevole la performance dell’Infliximab, commercializzato in versione biosimilare dal febbraio 2015 e titolare nel primo trimestre 2018 del 65,28% del mercato a volumi (50,23% a valori).
Più distanziata, ma comunque in crescita, la performance della Somatropina biosimilare, commercializzata dal 2007, che raccoglie il 28,40% a volumi (24,98% a valori).
Stesso discorso – a maggior ragione - per i biosimilari di più recente registrazione, come la Follitropina alfa, in commercio dall’aprile 2015, oggi titolare dell’11,91% del mercato della molecola a volumi (11,52% a valori) o l’Insulina Glargine, con il primo biosimilare in commercio da febbraio 2016, che oggi concentra il 16,93% del mercato a volumi (12,66% a valori).
Avanzano infine a grandi passi Etanercept , entrato sul mercato nell’ottobre 2016 e arrivato a totalizzare nel I trimestre 2018 il 24,66% del mercato a volumi (19,91% a valori) e il Rituximab, in commercio dal luglio 2017, che nella versione biosimilare concentra già il 30,30% dei consumi (19,34% a valori).
Si conferma diversificato, ma comunque con trend di crescita positivi, il quadro dei consumi a livello regionale. A registrare il maggior consumo di biosimilari per tutte le molecole in commercio sono la Valle d’Aosta e il Piemonte con una incidenza dei biosimilari del 39,78% sul mercato complessivo di riferimento. Seguono, appaiate ma decisamente distanziate dalle prime due, Sicilia e Basilicata dove i biosimilari assorbono rispettivamente il 32,77% e il 18,78% del mercato di riferimento.
All’estremo opposto, fanalini di coda la Puglia (3,66%), l’Umbria (4,20%) e il Molise (5,27%).
Lo scenario regionale dei consumi cambia in modo significativo tenendo conto soltanto del mercato riferito all’insieme delle cinque molecole in commercio da almeno 3 anni (Epoetine, Filgrastim, Somatropina, Infliximab, Follitropina Alfa): in testa ai consumi di biosimilari ancora una volta Valle d’Aosta e Piemonte, entrambe con quote di consumo di biosimilari dell’80,81%. Seguono il Trentino Alto Adige (71,69%), la Liguria (70,57%) passando per la Toscana, il Veneto e l’Emilia Romagna, tutte con quote di penentrazione dei biosimilari superiori al 60%.
Ultima in classifica l’Umbria, dove il consumo delle cinque molecole biosimilari di più antica commercializzazione si ferma al 10,32 per cento.